Franco Cardini: «Un errore continuare ad armare Kiev»
Lo storico e saggista, Franco Cardini, tra i promotori del referendum contro gli aiuti bellici: giusto votare sì perché dove c’è guerra bisogna aprire una speranza di pace
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Il 3 marzo sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale tre quesiti referendari. Due sono promossi da Generazioni Future (ex Comitato Rodotà, lo stesso dei due referendum sull’acqua del 2011), dal comitato “Ripudia la guerra”. Due dei quesiti hanno come obiettivo il disarmo e uno la salute pubblica, intesi come beni comuni da governare nell’interesse delle generazioni future. La raccolta delle firme per tutti i tre quesiti è cominciata il 22 aprile.
Professor Cardini, in queste ore il Comitato Generazioni Future sta raccogliendo le firme per il referendum contro l’invio delle armi. Perché ritiene che impedendo all’Italia di rifornire l’esercito ucraino si lavori per la pace?
Quando c’è un conflitto, fornire armi a uno dei due contendenti può essere una semplice operazione commerciale, ma dato il tipo di merce trattata si suppone sempre e comunque una qualche simpatia per la causa del Paese favorito, il che significa schierarsi non per la fine del conflitto bensì in favore della vittoria di uno dei contendenti. Quando poi l’invio di armi sia addirittura sancito da un voto parlamentare, com’è accaduto in Italia, allora il Paese che adotta questo comportamento si rende responsabile di un “atto di ostilità” nei confronti di quello avversario, rispetto al Paese che tali armi ha ricevuto.