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Editoriale del 23 maggio

Religione

Una fede di lotta

“Chi crede non è un borghese”

Trentasei anni, francese, Jean de Saint-Cheron ha sorpreso il suo Paese con il libro pubblicato due anni fa. Uscito per la casa editrice Salvator, Les bons chrétiens è stato salutato dalla stampa francese come l’opera di un nuovo astro della saggistica transalpina. Lo scrittore Pierre Michon, cui de Saint-Cheron dedica nel libro parole ammirate, ha ricambiato l’ammirazione in un’entusiastica recensione cui il supplemento culturale di «Le monde» ha riservato la prima pagina. Il libro esce ora per Libreria Editrice Vaticana con il titolo Chi crede non è un borghese. L’opera ripropone la fede cristiana nella vocazione di ciascun fedele alla santità. De Saint-Cheron condanna di conseguenza il cristianesimo imborghesito, tiepido, complice del mondo senza Dio in cui l’Occidente sarebbe sprofondato a partire dal XVIII secolo e di cui sono testimonianza oggi lo «wokismo» di sinistra, il complottismo di destra, l’islamismo fondamentalista e una certa sub-cultura cattolica ripiegata su sé stessa. L’autore invita la piccola minoranza cristiana occidentale a non rassegnarsi: invece della triste vita da borghesi «sistemati» propone la via della santità. «La Lettura» lo raggiunge al telefono.

È fondamentale nel libro la critica dei cristiani imborghesiti, «sistemati».

«Sono partito da un paradosso. Se torniamo all’essenza del cristianesimo è una evidenza assoluta che ciò che si propone ai cristiani è il combattimento per la santità, per la fede. Oggi invece prevale l’opposto. Ci si sistema, ci si accomoda nel comfort. Come il ricco del Vangelo. Proprio mentre il cristianesimo deperisce».

Una critica aspra.

«Ci sono delle eccezioni, naturalmente. È però evidente come il combattimento della fede non sia al cuore delle preoccupazioni degli ultimi cristiani d’Occidente. Basta loro sentirsi detentori della verità. Si rinchiudono in un comfort intellettuale che minaccia gravemente la vitalità del cristianesimo. Si tratta di una contro-testimonianza spaventosa rispetto a ciò che il cristianesimo ha da dire».

E cioè?

«La parola negli atti».

Si spieghi.

«Il cristianesimo sembra morire nella pigrizia, nel comfort, perché gli ultimi cristiani non praticano più, non credono più. Oppure cade nell’identitarismo. I cristiani sono contenti di sé stessi e testimoniano soltanto attraverso la parola».

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