Le politiche necessarie per promuovere la generatività in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, con l’attuale tasso di natalità la popolazione si ridurrà dai 60 milioni e 600 mila di oggi ai 51 milioni e 500 mila del 2050 e tra 60 anni si prevede si arrivi a 39 milioni. Questo calo alimenta una riflessione, in parte antica, in parte di tipo nuovo, sul modello di società, sulle implicazioni economiche e sociali di un “rimpicciolimento” della base demografica (famiglie, scuole, formazione superiore, luoghi di lavoro, servizi, previdenza, solo per citare i più importanti), sulla sua sostenibilità e sulle implicazioni di tipo antropologico e valoriale.
Quando si affronta il tema della denatalità, d’altra parte, occorre ricordare che molte sono le dimensioni del fenomeno e numerosi i fattori in gioco. Innanzitutto il rapporto con le politiche familiari e della procreazione. È noto che l’Italia è considerata, sulla base di importanti classificazioni scientifiche internazionali, un Paese, nel quale la famiglia e i figli rivestono un’importanza maggiore rispetto ad altri Paesi occidentali. Questa caratteristica però, a ben vedere, si è sostanziata in passato, e si sostanzia in parte ancora oggi, in un’am- pia delega da parte delle istituzioni e della società tutta alla famiglia, e soprattutto alla donna e madre, per tutta la gamma delle funzioni generative, rigenerative e di cura dei più deboli. Il processo in corso da tempo, e che va sotto il nome di seconda secolarizzazione, ha prodotto un notevole mutamento della forma stessa della famiglia e delle sue dimensioni quantitative e qualitative.
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