Schiavizzati. «Così si cade nella trappola della tratta di esseri umani»
Oltre 200mila le persone schiavizzate tra il 2017 e il 2021, secondo Van Reisen, l’autrice dell’indagine.
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Sono oltre 200mila le persone partite dal Corno d’Africa e schiavizzate dai trafficanti in Libia dal 2017 al 2021. Un business criminale miliardario, come rivela “Enslaved, schiavizzati”, un’indagine frutto di anni di ricerche pazienti e testimonianze di sopravvissuti raccolte anche negli stati limitrofi all’ex quarta sponda, che illumina uno dei buchi neri della storia recente. L’autrice è Mirjam van Reisen, professoressa di Relazioni Internazionali all’Università di Tilburg (Olanda), con la quale hanno collaborato Munyaradzi Mawere dell’Università sudafricana di Unisa, con le due ricercatrici Klara Smits e Morgane Wirtzè.
Professoressa van Reisen quante persone del Corno d’Africa avete calcolato che siano state ridotte in schiavitù in Libia?
La nostra ricerca stima che tra il 2017 e il 2021, anni presi in esame, oltre 200 mila eritrei, etiopi e somali siano stati portati in Libia sulla rotta che parte dal Corno d’Africa e ridotti in schiavitù. Ma potrebbero essere molti di più. Non è possibile sapere invece quanti tra uomini, donne e bambini siano morti nei centri di detenzione o lungo la rotta orientale africana, ma certamente molte persone hanno perso la vita
Molti dei rifugiati portati in Libia e particolarmente vulnerabili sono gli eritrei. Perché?
La loro è una situazione particolare. Infatti sono soggetti al traffico e ridotti in schiavitù, torturati, abusati e subiscono anche violenze sessuali per costringere i familiari a pagare un riscatto per il loro rilascio. La riduzione in schiavitù parte dall’Eritrea con la coscrizione obbligatoria a tempo illimitato e anche quando fuggono il regime li considera una loro “proprietà”. Vengono così perseguitati dentro e fuori dal Paese. Per esempio, l’Eritrea ha influenza in Libia e nel libro raccontiamo alcuni casi di oppositori che vivono in Europa i quali, per salvare la vita e ridare la libertà ai propri familiari prigionieri dei trafficanti o dei miliziani, oltre a pagare i riscatti tradizionalmente estorti, subiscono pressioni per interrompere la loro attività politica.