Stop ad una politica di promesse non mantenute
In questi giorni sto incontrando molti docenti in ogni parte d’Italia, alcuni giovani alle prime supplenze, altri veterani carichi d’esperienza, tutti impegnati in vista del nuovo anno scolastico e tutti consapevoli della cruciale responsabilità da affrontare.
Puntualmente decifro nei loro occhi una notevole apprensione, sia per quanto riguarda l’insegnamento delle singole discipline, sia rispetto al ruolo di educatori al quale sono chiamati. La rivoluzione digitale, resa più eclatante dopo la pandemia, richiederebbe una nuova pedagogia. Non sempre abbiamo gli strumenti appropriati. I ragazzi sembrano essere in balìa degli schermi, grandi e piccoli, vissuti quali realtà parallele in grado, al medesimo tempo, di elettrizzarli e distruggerli: una tragedia come quella del tredicenne di Gragnano, suicida con ogni probabilità vittima di una persecuzione ordita da un gruppo di coetanei fra i quali una ragazza poco più grande di lui, lo conferma appieno. Che gli adolescenti non siano degli stinchi di santo e anzi possano incarnare gli istinti più violenti della specie a cui apparteniamo non lo scopriamo certo ai nostri tempi. Basta andarsi a rileggere ‘Il signore delle mosche’ di William Golding, premio Nobel per la Letteratura nel 1983, per rendersene conto: la storia di alcuni scolari che in seguito a un incidente aereo, si ritrovano in un’isola deserta e fanno presto a trasformarsi in barbari pronti a uccidersi gli uni gli altri, andrebbe inserita come riferimento bibliografico essenziale in molti progetti contro il bullismo. Chiunque nutrisse soverchie illusioni a proposito dei fanciulletti innocenti e puri vada a sfogliarsi almeno ‘I ragazzi terribili’ che Jean Cocteau scrisse nel 1929.