Benvenuto settembre
Mese della vendemmia
Mese del ritorno a scuola
Nel 10mo anniversario della morte
La “novità” Martini a Milano
Martini e Milano: una storia esemplare, un segno dei tempi. Merito del cardinale, d’uno stile unico, personale, libero nello spezzare ogni giorno il pane della Bibbia a servizio del senso della storia, nell’atteggiamento non giudicante verso le persone. Merito della città, del suo genius loci, d’un ethos popolare di cui Milano è portatrice a livello civile e spirituale da Ambrogio. Gli esordi non furono facili. Sul finire degli Anni ’70 Milano era una città ferita, ripiegata, impacciata, sospettosa, tra crisi economica, fragilità istituzionali, violenza terroristica. L’essere anticipatrice di fenomeni nazionali la rendeva sorvegliata speciale ed esposta a tensioni civili, culturali, mediatiche.
Martini non ci mise molto a sintonizzarsi. Colse il deficit d’anima nell’atteggiamento dedito al fare, nel pragmatismo che contrassegnava lo stesso clero. Appena arrivato chiese a città e fedeli un supplemento, una disposizione psicologica: ascoltare sé stessi, il cuore, l’interiorità. La prima lettera pastorale (settembre 1980), La dimensione contemplativa della vita, fu il suo “manifesto”. La seconda, In principio la Parola, pose le fondamenta della “novità” Martini. Il cardinale prese la città per mano, tenendo nell’altra la Bibbia, la Parola che aiuta a sollevare lo sguardo, a riscattare le preoccupazioni, a dare prospettive e speranza a tutti: ai credenti, che diventassero testimoni coerenti nel “dire” e nel “fare” di quel Cristo morto e risorto di cui portavano il nome; ai non credenti, coi quali si sentiva unito dalla comune umanità. Anche da loro c’era da imparare. Per questo istituì la Cattedra dei non credenti.