Edgar Morin: «Sull’Ucraina dico che è venuto il momento di trovare un compromesso»
Edgar Morin, filosofo della complessità e uno degli intellettuali europei — francese di nascita, con ascendenze greche, ebraiche, livornesi — più influenti e politicamente impegnati del secolo scorso e dell’attuale, conclude così mezz’ora di conversazione via zoom sul pacifismo di ieri e di oggi. 101 anni compiuti giorni fa che hanno lasciato intatta la sua chiarezza di pensiero, di parola, di sguardo, Morin risponde dalle Isole Canarie dove trascorre l’estate.
Per lui, sottolinea, nessun paragone è possibile tra l’idea pacifista radicata nell’Europa dei suoi anni giovanili, sorta di «religione civile» in particolare per la sinistra che è sempre stata il suo campo, e quanto accade oggi in Ucraina. «Il pacifismo di allora scaturiva dalla tragedia della Prima guerra mondiale, che seminò soprattutto nella sinistra la convinzione profonda, assoluta che un’altra carneficina così andasse evitata a qualunque prezzo. Moltissimi intellettuali erano pacifisti, pacifisti ‘integrali’. Fu l’antifascismo a mettere in crisi il pacifismo. Ricordo in Francia la vicenda di un gruppo importante, il Comité de vigilance des intellectuels antifascistes: era diretto da pacifisti e rimase pacifista fino alla guerra, molti antifascisti nel corso degli anni lo abbandonarono.