Tra il caldo infernale, il mare e la campagna elettorale, in un tripudio di politici da operetta e scambi di agende, la guerra in Ucraina ce la siamo già dimenticata. Eppure, è lì che dovremmo tenere fissi occhi e cuore, in un esercizio di umanità che il tempo liberato (almeno per i più fortunati) dell’estate può render più agevole. E dunque andiamo in pellegrinaggio, laico e umanistico, all’Ara Pacis, l’altare della Pace a Roma.
Certo, quella che lì si celebra e si venera è la pace di Augusto, la pace imperialista per eccellenza: quella che poi farà da modello a tutti gli altri cesari – veri o sedicenti, occidentali o orientali- che da millenni fanno deserti, e li chiamano pace. Ma nonostante tutto questo, quelle sculture in riva al Tevere continuano a rappresentare in modo sublime l’aspirazione ad una pace vera, quella pace che è condizione e viatico per ogni possibile salvezza comune.
A colpire, oggi, è soprattutto l’aspirazione globale, ambientale, alla pace che vi si rappresenta: non è solo una pace tra le nazioni e gli eserciti degli uomini, no. È tutta la natura- tutta la creazione, come diranno i cristiani – ad esser coinvolta, con un’intensità che al Medioevo sembrò assonante agli accenti messianici con cui i Salmi biblici prospettavano l’avvento della salvezza: fiumi di latte e miele, bambini che giocano con i cuccioli di leone e mettono senza conseguenze le dita nelle tane dei serpenti. Non c’entrava tuttavia la Bibbia, era lo spirito che soffiava nella quarta Ecloga di Virgilio, dove l’età dell’oro di Augusto significa armonia e fecondità della natura tutta. Così sull’Ara Pacis è la dea Tellus, la Terra, a dividersi la scena con Roma: carica di frutti e animali, madre feconda come una madonna politeista.
È quello che anche noi, oggi, dobbiamo capire: nessuna pace tra gli uomini è possibile se non facciamo prima pace con la Terra. Perché ci raccontiamo che si affrontano modelli diversi di società, o che la democrazia si difende dalla tirannia, ma la verità profonda è che tutte le guerre sono guerre per il controllo e il dominio delle risorse finite della Terra: gas, petrolio, acqua… «Omnis feret omnia Tellus»: la Terra darà tutto a tutti, canta Virgilio. Ed è proprio qua – in un governo giusto, egualitario e condiviso della Terra: che a tutti assicuri la vita – la chiave e la base per quella pace duratura che ogni giorno sembra sempre più lontana.