L’ecosistema vittima ignorata del conflitto
Negli scorsi mesi sul nostro quotidiano abbiamo pubblicato un’intervista alla quale partecipò Oleksii, un ragazzo ucraino coinvolto nella raccolta di materiale da inviare alle persone rimaste nel paese e che si trovavano al fronte. Ricordo bene che, durante l’intervista che ci concesse, alla domanda «Quale futuro immagini per il tuo paese?» uno dei punti da lui più enfatizzati era la possibilità di ricostruire il suo paese più green dopo la fine della guerra. In quell’occasione l’argomento ambientale venne fuori all’improvviso, sebbene sia uno dei temi più importanti del conflitto, al pari della questione del grano e della fornitura di armi. L’Ucraina è il secondo paese più esteso d’Europa dopo la Russia e secondo alcune stime all’interno dei suoi confini è presente più di un terzo della biodiversità europea, grazie anche al suo ambiente variegato che comprende montagne, pianure, paludi e ambienti marini. Ciò significa essenzialmente una cosa: i danni causati dal conflitto hanno delle ripercussioni enormi su ogni ecosistema, sia esso vicino o lontano dalla linea del fronte.
Tutte le armi che vengono utilizzate in un conflitto hanno conseguenze ambientali, nessuna esclusa. Le bombe per esempio non solo distruggono il territorio, come abbiamo visto nelle scorse settimane con le immagini dei campi letteralmente “bucati” dall’artiglieria, ma lo rendono inquinato e inutilizzabile per anni. Ogni ordigno al momento dello scoppio rilascia metalli pesanti che, oltre a disperdersi nell’aria, penetrano nel terreno. Un enorme problema per un paese a forte trazione agricola e uno dei maggiori produttori di grano. Tra i vari effetti ci sono anche gli incendi delle foreste vergini che caratterizzano i paesi dell’Europa dell’Est. A partire dal 2014, le Nazioni Unite hanno contato ben cinquecento trentamila ettari di foreste, circa un terzo del totale dell’intero paese, colpite, distrutte o danneggiate in questi otto anni. L’ultimo esempio sono gli incendi avvenuti attorno a Chernobyl che hanno rilasciato nell’atmosfera il materiale nucleare depositato sul terreno.