Indifferenza di fronte alla brutale ferocia contro un uomo
Pare che alcuni passanti abbiano filmato tutta la scena: un uomo, furioso per gli apprezzamenti rivolti da un ambulante di origini nigeriane alla compagna mentre i due si trovavano in corso Umberto, a Civitanova Marche, avrebbe iniziato a litigare con il nigeriano colpendolo più volte alla testa con una stampella e uccidendolo. Pare che questi video, assieme a quelli dei sistemi di sicurezza, siano già stati acquisiti dalla polizia che, nel frattempo, ha fermato il presunto assassino. L’inchiesta seguirà il suo corso, e non è mia intenzione commentare la violenza del gesto, la futilità del motivo, il contenuto dei commenti dell’ambulante o l’aggressività dell’italiano. Lo si potrà fare più tardi, quando tutti gli elementi dell’accaduto saranno stati messi in fila con ordine. Ciò su cui, invece, vorrei interrogarmi sin da ora, è la reazione (o assenza di reazione) dei testimoni dell’accaduto. Persone che, a quanto pare, conoscevano l’ambulante – che frequentava da tempo corso Umberto – e che, di fronte all’uomo che lo stava picchiando a morte, hanno tirato fuori dalla tasca (o dalla borsa) il cellulare e hanno filmato la scena. Perché nessuno di loro è intervenuto? Perché il primo impulso è stato quello di filmare l’aggressione invece che bloccare l’assassino? Cosa avrei fatto io se mi fossi trovata a Civitanova Marche? Sarei intervenuta? Avrei urlato? Avrei chiamato aiuto oppure anch’io mi sarei limitata ad accendere la videocamera del mio smartphone? Che cosa scatta quando si assiste ad atti di violenza estrema? Si prova pena oppure si resta indifferenti?